Dal 1° maggio 2023, Booking.com ha iniziato ad applicare l’IVA al 22% anche ai soggetti privati che non dispongono di Partita IVA, come i proprietari che utilizzano la cedolare secca o il regime forfettario.
Questa modifica ha aumentato i costi per moltissimi host. Ma quali sono le implicazioni nel 2025? E come affrontare questa nuova realtà? In questa guida aggiornata esploriamo tutto ciò che serve sapere.
Essendo una piattaforma con sede nei Paesi Bassi, Booking applicava l’esenzione IVA tramite meccanismo di reverse charge. Questo valeva per le Partite IVA italiane. I soggetti privati invece ricevevano fatture senza imposta.
Con il chiarimento normativo dell’Agenzia delle Entrate, è stato confermato che se il destinatario del servizio è un soggetto privato italiano, Booking deve applicare l’IVA italiana del 22%. La regola si applica a tutte le commissioni di intermediazione ricevute da host senza Partita IVA.
Booking trattiene una commissione del 15% sull'importo della prenotazione, escluse eventuali tasse o extra.
Se Booking gestisce direttamente il pagamento degli ospiti, applica una commissione variabile tra l’1% e il 3% per i costi di elaborazione del pagamento.
Dal 2023, l’IVA al 22% viene sempre applicata, anche a soggetti privati. Questo vale per chi affitta con cedolare secca, in regime forfettario o per altri motivi non ha una P.IVA attiva.
Prenotazione da €100:
Booking consente di offrire servizi aggiuntivi, ma bisogna considerare le normative italiane sulle locazioni.
Booking.com è una piattaforma efficace ma va gestita con attenzione. Dal 2023, tutti gli host – anche privati – vedono l’IVA applicata alle commissioni.
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